L’edizione telematica di lunedì quindici aprile della cloaca massima dello pseudo giornalismo d’accatto italiano, il Giornale, contiene un articolo – firmato da tale Massimo Balsamo che, esperto di cinema, disgraziatamente scrive anche di cronaca e politica – sulla proprietà del gruppo di cui fa parte il canale televisivo Nove.
L’occasione è data dal passaggio di Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus, dagli schermi della televisione di Stato a quella che con il suo arrivo diventerà certamente l’ammiraglia – visto chi era già approdato in precedenza: Maurizio Crozza, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto – della divisione italiana della statunitense Warner Bros.
L’ambizioso obiettivo è quello di sfidare a colpi di indice di ascolto – con i suoi quattordici canali gratuiti: oltre alla già citata Nove, DC + 1, Discovery Channel, Dmax, Eurosport 1 e 2, Food Network, Frisbee, Giallo, Home & Garden Tv, K2, Motor Trend, Real Time, Warner Tv – sia la Rai sia Mediaset.
Fin qui si tratta di una fotografia della realtà, e per chi fatica a scrivere la verità (come tutti coloro che lavorano nella redazione milanese di via Gaetano Negri 4) sembrerebbe una incredibile novità: peccato che il meschinetto insinui costantemente – e contro ogni logica, visto che le due aziende non sono equiparabili – che la proprietà di Discovery Italia intenda insidiare la televisione pubblica e quella, anch’essa privata, di proprietà della famiglia del fu Delinquente di Arcore.