maurizio acerbo o è cieco oppure è in malafede

In questi giorni fioccano le reazioni dei vari “comunisti”, più o meno sedicenti, all’infame documento – votato dal Parlamento europeo lo scorso diciannove settembre – che di fatto equipara il comunismo al nazismo.

Tra queste prese di posizione non possiamo esimerci dal segnalare quella del segretario nazionale di Rifondazione, l’abruzzese Maurizio Acerbo, che non perde occasione per mostrare al mondo la sua posizione.

Lo fa sabato ventuno settembre, con un documento – inserito sul sito internet del suo partito – dal titolo «Anticomunismo: Pd vota mozione al parlamento europeo con Lega, FI, FdI», dove dimostra la sua essenza.

Accanto alle giuste rimostranze per l’indegno attacco a chi ha contribuito più di tutti alla liberazione dell’intero continente dalla belva hitleriana, il successore di Paolo Ferrero non dimentica di ricordare «i comunisti che caddero vittime dello stalinismo».

Nulla di nuovo: si tratta del solito ritornello che da decenni i traditori trotzkisti propinano per gettare fango sul vero comunismo – quello di matrice marxista-leninista – cercando così di insabbiare il legame dell’infame ucraino con i nazisti.

La novità consiste nel fatto che l’ex consigliere regionale abruzzese tira in ballo due nomi delle presunte vittime dello stalinismo – Imre Nagy e György Bernát Löwinger detto Lucacs – che non possono essere caduti per mano del compagno Stalin.

Il primo, leader della rivolta del 1956 in Ungheria, decedette il 16 giugno 1958 a Budapest, mentre il secondo addirittura il 4 giugno 1971, all’età di ottantasei anni, sempre nella capitale magiara.

Siccome il magnifico georgiano – definizione che il compagno Lenin diede del compagno Stalin – morì il 5 marzo 1953, è del tutto evidente che questi due “signori” non possono materialmente essere stati vittime dello stesso.

Per concludere: nel 1956 l’uomo più influente dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche era Nikita Sergeevic Krusciov, del quale tutto si può dire meno che fosse un convinto sostenitore del compagno Stalin.

Basta leggere il così detto “rapporto segreto” da lui presentato al XX° Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica per comprenderlo: chi vede nel regime kruscioviano lo “stalinismo” o è cieco oppure è in malafede.

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