riceviamo da “partito comunista italiano marxista-leninista” e volentieri pubblichiamo

LA VITTORIA DEL SOCIALISMO SUL CAPITALISMO STA NELLA DIMOSTRAZIONE DEL RAGGIUNGIMENTO DELLE MIGLIORI E PIU’ DIGNITOSE CONDIZIONI DI VITA INDIVIDUALI, FAMILIARI E SOCIALI DEGLI UOMINI E DELLE DONNE RESI UGUALI!

Così com’è stato nella gloriosa Unione Sovietica – dopo la guerra civile, promossa dallo sconfitto zarismo e dalla coalizione di Stati imperialistici, con la conseguente carestia, e la tragedia della seconda guerra mondiale, scatenata dal nazi-fascismo – sino all’infame svolta revisionista kruscioviana del ventesimo congresso del PCUS nel 1956. La conquista del socialismo è stato e sarà un risultato epocale, che inizialmente richiede un impegno, una passione e una dedizione straordinari del proletariato per passare dalla barbarie sociale capitalistica attuale a un’esistenza degna di essere vissuta nell’ordinamento socialista, che avanza sulla strada che conduce alla superiore ed eterna società comunista.

di Domenico Savio*

Da formati alla scuola del marxismo-leninismo e da materialisti costantemente ci chiediamo quali sono state le cause che nel 1990 hanno portato alla sconfitta del socialismo realizzato nel ventesimo secolo. Dalle risposte scientifiche che sapremo dare dipende la ripresa della lotta di classe di natura rivoluzionaria, la vittoria di nuove rivoluzioni proletarie socialiste, come quella del 7 novembre 1917 in Russia, e la costruzione del socialismo nei singoli paesi e sull’intero pianeta lungo la strada che porta all’edificazione della società comunista.
Le ragioni che hanno condotto a quel disastro epocale sono molteplici, tra cui: la lentezza e il ritardo con cui avanza il processo evolutivo del genere umano, qui considerato nella sua maggioranza; la malvagità, crudeltà, disumanità e bestialità della classe padronale – nelle varie epoche rappresentata da re, regine, principi, duchi, patrizi, imperatori, feudatari, banchieri, finanzieri, mercanti, capitalisti e imperialisti – nell’imporre il suo dominio economico, politico e sociale e i suoi privilegi di casta-classe sul proletariato sfruttato, schiavizzato, represso e affamato; lo stato di prevalente ignoranza culturale e scientifica in cui la classe padronale, nell’esercizio del suo potere politico e sociale spietato e beneficando pure del potere e dell’oscurantismo religioso, mantiene le più ampie masse popolari per poterle meglio sottomettere, sfruttare e reprimere nella loro lotta per un’esistenza più dignitosa e per evitare o contenere l’esplodere della loro rabbia per liberarsi dalla schiavitù degli oppressori; la divisione e non l’unità delle forze lavoratrici e popolari, derivante dal male dell’egoismo, dell’opportunismo, dell’individualismo e dell’egocentrismo, generato dalla formazione borghese degli individui e anche dal pressante bisogno di vita quotidiana e dall’assoluta mancanza di certezze esistenziali imposte dalla classe padronale.
E ancora: il cosciente auto asservimento di larga parte degli sfruttati e dei poveri verso i potenti di turno sin dall’epoca della divisione della società in classi contrapposte e in permanente conflittualità tra loro – cioè la contrapposizione e la conflittuale di classe tra ricchi e poveri, tra padroni e schiavi, tra sfruttatori e sfruttati, tra affamatori e affamati, tra dominatori e dominati, tra perseguitatori e perseguitati, tra umiliatori e umiliati, eccetera -, asservimento che arriva a modificarne la coscienza da uomini liberi e protagonisti – com’erano nell’epoca del comunismo primitivo, quando vivevano fraternamente in comunità, dove i mezzi di produzione, il prodotto del lavoro e i beni sociali appartenevano in parti uguali a tutti i componenti del villaggio – a sudditi, schiavi, ubbidienti e asserviti per l’intera esistenza, spesso giustificando questo stato di inferiorità affermando che “Il mondo è sempre stato così e così sarà sempre”: un’autentica falsità diffusa dalla cultura borghese e religiosa e dagli stessi padroni per sopravvivere come classe benestante; l’incapacità degli schiavi, dei plebei, dei garzoni di bottega e dei salariati nel medioevo, degli operai e contadini di erudirsi sin dall’epoca della repubblica e dell’impero romano, del feudalesimo e del capitalismo prima dall’intellettualità progressiva e poi da quella comunista e del materialismo storico e dialettico, di essere capaci di unirsi e combattere il nemico di classe per costruire la società superiore dell’autogoverno proletario prima socialista e poi comunista; negli ultimi due secoli abbiamo vissuto la parabola di un proletariato emancipato che è stato capace di costruire il mondo socialista realizzato nel secolo scorso e poi un’altra generazione proletaria che non ha voluto e saputo difendere quelle conquiste e, anzi, oggi è tragicamente causa di rinascita e di crescita della destra neonazi-fascista in Italia e in Europa.
Naturalmente vi sono altri motivi per i quali l’esigua minoranza dei ricchi, molto meno del 5% della popolazione, è riuscita a mantenere il potere assoluto attraverso i millenni sulla quasi totalità dei popoli, noi ne abbiamo elencati solo alcuni, i più importanti. Il socialismo realizzato nel secolo scorso è stato sconfitto nell’Unione Sovietica – qui non prendiamo in considerazione i paesi socialisti dove la via rivoluzionaria e la costruzione del socialismo non erano avvenute nell’ambito rigoroso della teoria, della strategia, della tattica e dell’organizzazione del marxismo-leninismo, ovvero del bolscevismo – non per il fallimento dell’economia collettivizzata, centralizzata e pianificata, tanto è che sino alla fine degli anni ’50 del ventesimo secolo l’URSS – sui temi dell’occupazione zero, della produzione industriale, agricola ed energetica, dei servizi sociali a basso costo e accessibili a tutti, dei salari e degli stipendi adeguati per una vita dignitosa, dell’età pensionabile ancora relativamente giovane, della casa, della ricerca scientifica, dell’esplorazione spaziale, della ricerca e dell’assistenza sanitaria, del mantenimento sociale dei non abili al lavoro con il medesimo trattamento della popolazione impiegata nei processi produttivi, dell’insegnamento di massa gratuito dall’asilo nido alle specializzazioni universitarie con lo stipendio a 18 anni per tutti gli studenti, dei trasporti corrispondenti alle esigenze di mobilità collettiva, del godimento del tempo libero, dello sport, eccetera – era più avanti dei paesi capitalistici e imperialistici, a partire dagli Stati Uniti d’America.
I motivi della sconfitta definitiva nel 1990 vanno ricercati nel lavoro di sabotaggio del trotskismo e del revisionismo che silenziosamente si insinuò nel PCUS e nella società sovietica, nonostante la vigilanza attiva della maggioranza bolscevica, che, però, risultò più debole dopo la fine della seconda guerra mondiale, che aveva decimato la maggior parte delle eroiche avanguardie marxiste-leniniste; nel tradimento di uomini infami come Nikita Krusciov, che in combutta con l’imperialismo americano al XX congresso del PCUS per giustificare la svolta che nel 1990 avrebbe riportato il capitalismo e l’imperialismo nell’URSS buttò impunemente fango e calunnie spregevoli sull’opera del compagno Giuseppe Stalin insediando alla guida del Partito e dello Stato sovietico personaggi a lui fedeli. Eppure Krusciov era cresciuto nelle fila del PCUS diventandone un esponente di primo piano, questo significa che la sua natura piccolo-borghese era sfuggita alla vigilanza marxista-leninista e ciò ci ha insegnato che tale vigilanza contro i nemici interni del socialismo dopo la rivoluzione deve essere più intensa e spietata; nel lento declino dell’economia collettivizzata, centralizzata e pianificata dal 1956 al 1990 – quando l’altro rinnegatore e traditore Michail Gorbaciov sciolse il PCUS, purtroppo senza una adeguata resistenza e contrattacco da parte delle ridotte e sopravvissute forze marxiste-leniniste –, che produsse malcontento in larghi settori della popolazione, che alla fine anziché battersi per riprendere il cammino della costruzione del socialismo e dell’edificazione della società comunista favorì il rapido passaggio dal potere proletario al potere padronale, con il pesante impoverimento della popolazione e la conseguente migrazione all’estero di forza lavoro dei popoli ex sovietici.
Inoltre: nel sottile lavoro di penetrazione del capitalismo e dell’imperialismo, dopo il XX congresso, nella società sovietica con sabotaggi, embarghi, propaganda antirivoluzionaria e anticomunista e aiuti economici alle forze cosiddette democratiche e anticomuniste, così come più consistentemente e sfacciatamente hanno fatto e fanno nei confronti degli Stati capitalistici non allineati al loro potere economico e militare mondiale e ai loro interessi nazionali all’estero; nel male devastante arrecato dal revisionismo kruscioviano e dal liquidazionismo gorbacioviano all’ex economia sovietica, inducendo la maggioranza della popolazione, oramai privata degli ideali comunisti e finanche indotta all’odio anticomunista, alla disperazione e ribellione, che al momento dello scioglimento del PCUS anziché difenderlo ha plaudito e contribuito a demolirlo senza risentimenti. Ecco perché noi marxisti-leninisti oggi affermiamo che per riprendere il cammino verso la rivoluzione e la società socialista occorre preliminarmente estirpare dalla coscienza delle masse lavoratrici e popolari il veleno del trotskismo e del revisionismo, che per la loro natura e opera perniciosa sono anche responsabili della rinascente destra neonazi-fascista in Italia e in Europa, oltre che in tanti altri paesi della Terra, specialmente dell’America Latina, dell’Africa e del Medio Oriente.
La rivoluzione socialista sarà possibile e la vittoria del socialismo si affermerà definitivamente sul capitalismo e l’imperialismo quando le prevalenti masse lavoratrici e popolari saranno depurate dalla sciagura del revisionismo ideologico e politico della dottrina comunista – così com’è stata elaborata da Marx, Engels, Lenin e Stalin -, dalla falsità del cosiddetto e inventato terzo livello, costituito dal marxismo-leninismo-maoismo di talune organizzazioni trotskiste e maoiste esistenti in Italia, in Europa e nel mondo intero e che hanno persino la pretesa di definirsi comuniste, e dal convincimento antirivoluzionario, rispetto alla via rivoluzionaria bolscevica alla rivoluzione e al socialismo, che la così chiamata “guerra popolare di lunga durata” – assunta come strategia di lungo termine e non come fase finale di conquista del potere proletario – possa portare alla conquista del socialismo. In proposito si vedano i trasformismi, i successivi accordi coi governi capitalistici e i clamorosi fallimenti di certe esperienze di “guerre popolari di lunga durata”, legate proprio alla deviazione ideologica e politica della “guerra popolare di lunga durata”, specialmente in paesi dell’America Latina, che non hanno condotto al socialismo, ma solo sacrificato energie fisiche e materiali importanti per la rivoluzione socialista.
La costruzione della società socialista potrà dirsi completata unicamente quando inizierà la fase di edificazione di quella comunista e sarà debellato ogni pericolo di ritorno al capitalismo, come disgraziatamente è avvenuto nell’ex Unione Sovietica e negli altri paesi del socialismo realizzato nel secolo scorso, solo quando le condizioni materiali e ideali di vita di ogni persona saranno superiori a quelle degli abitanti dei paesi capitalistici – diversamente nelle masse non ferrate ideologicamente ci sarà sempre la tentazione di ritornare in dietro, col verificarsi di disordini di piazza, di controrivoluzioni e persino di assassinii di dirigenti comunisti, proprio com’è avvenuto nel ritorno al capitalismo negli ex paesi socialisti – e solo quando la costruzione dell’uomo nuovo, che cammina di pari passo con la costruzione del socialismo, sarà completata e parimenti assimilata dalle nuove generazioni. Questo obiettivo epocale di cammino della civiltà umana verso un livello superiore non è difficile raggiungerlo con l’introduzione dei nuovi rapporti sociali dell’economia socialista collettivizzata, centralizzata e programmata, che garantisce un pieno e uguale soddisfacimento dei bisogni di vita di ciascuno, abile o disabile al lavoro, dei componenti della società dalla nascita alla morte, un elevato appagamento dei desideri esistenziali attraverso il godimento dell’abbondante tempo libero e il vivere altamente dignitoso della vita quotidiana individuale e sociale. Tutto questo non è utopia, come dicono i nostri nemici di classe, bensì il prodotto delle donne e degli uomini formati alla scuola della cultura autenticamente comunista, del materialismo storico e dialettico, del marxismo-leninismo e dei principi di uguaglianza e altruismo.
La costruzione del nuovo e superiore ordine economico nazionale e universale socialista, collettivizzato, centralizzato e pianificato richiede: la distruzione di ogni forma di passato consumismo individuale e collettivo, causa di inutile spreco di lavoro umano e di risorse naturali minerarie e ambientali e finalizzato unicamente all’accumulo di profitti capitalistici parassiti e assassinii; l’eliminazione dalla coscienza umana di ogni idea di guadagno parassitario e di sfruttamento delle capacità produttive altrui; l’affermazione del principio del totale riciclo dell’utilizzato-consumato in tutti i settori della produzione, delle attività individuali e sociali, dell’alimentazione e del godimento del tempo libero. Ciò per preservare le risorse naturali al fine di consegnarle alle future generazioni, per fermare il progressivo assottigliamento dello strato di ozono presente nella stratosfera – che sta causando conseguenze devastanti sull’ambiente e sulla nostra salute, che sta generando impressionanti disastri-devastazioni ambientali e distruzione delle condizioni di vita umana e delle altre specie viventi sulla Terra -, per salvare il pianeta dagli attuali processi di scioglimento dei ghiacciai, col pericolo concreto di allagamento dei territori costieri e per arrestare la desertificazione di ampie zone del globo terrestre. La nuova economia socialista collettivizzata, centralizzata e pianificata salverà il pianeta dall’odierna, sicura morte capitalistica e imperialistica,
La battaglia ideologica e politica dei comunisti non è rivolta solo alla loro salvezza sociale e ambientale, ma alla protezione e liberazione dell’intera umanità, alla difesa del pianeta Terra da sicura desertificazione e
alla salvaguardia della civiltà del genere umano, anche per il suo compito e contributo di esplorazione e conoscenza dell’infinito universo e delle diverse forme di vita in esso esistenti. Quanto prima gli abitanti del pianeta prenderanno coscienza della fondatezza delle tesi sopra esposte e affiancheranno i comunisti, di formazione marxista-leninista, nel difficile e pressante compito di dover superare il tragico sistema politico, economico e sociale capitalistico e imperialistico – che porta tutta la responsabilità del presente stato di deperimento sociale e ambientale del nostro satellite – e costruire prima la società socialista e poi edificare quella comunista, tanta più possibilità avremo di salvare quanto sopravvissuto della realtà che ci circonda e di vivere civilmente, umanamente e dignitosamente la nostra unica vita, perché mai ce ne sarà un’altra, nonostante le promesse del potere religioso, a partire da quello emanato dallo Stato del Vaticano.

* Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.)

Forio (Città Metropolitana di Napoli), 22 agosto 2019.
domenicosavio@pciml.org

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