onore e gloria al compagno pol pot!

Martedì trentuno luglio, il manifesto contiene il suo inserto mensile In Asia; in questo numero, in taglio basso di pagina quattro, si trova la recensione, effettuata da Emanuele Giordana, di un libro del 2005 di tale Philip Short, pennivendolo della British Broadcasting Corporation: «Pol Pot. Anatomia di uno sterminio».

Il cofondatore, insieme con Paolo Corsini, dell’associazione Lettera 22 – che raggruppa circa quattrocento giornalisti autodefinitisi “non omologati” – fa un lungo panegirico delle 660 pagine del tomo in questione, edito da Rizzoli, una delle case editrici  di proprietà del Delinquente di Arcore (le altre sono: Arnoldo Mondadori Editore, Edizioni Frassinelli, Edizioni Piemme, Electa, Fratelli Fabbri Editori, Giulio Einaudi Editore, Mondadori Scuola Le Monnier, Sperling & Kuipfer).

Come si può facilmente intuire, lo scribacchino dà voce a tutti i peggiori luoghi comuni sul periodo di governo del Partito Comunista di Kampuchea Democratica, a cominciare dal presunto sterminio del popolo cambogiano attuato dagli uomini di Saloth Sar – questo il nome all’anagrafe del compagno Pol Pot – attraverso lo spopolamento delle città.

Peccato che il sedicente giornalista dimentichi di contestualizzare questo trasferimento in massa: l’esigenza di un simile provvedimento nasceva, subito dopo il 17 aprile 1975, dalla necessità di garantire a tutta la popolazione gli approvvigionamenti di cibo e medicinali.

Le città, bisogna ricordare, erano state rese pressoché impossibili da raggiungere dai bombardamenti del criminale imperialismo statumitense, che aveva distrutto tutte le infrastrutture del Paese; di qui la necessità del ritorno alla campagna: senza garantire un programma di alimentazione, non si poteva pensare ad alcun modello di sviluppo.

Collegata a questa si trova l’altra grande menzogna volutamente propalata dagli imperialisti: il caso delle uccisioni scientifiche dei degenti negli ospedali; è appena il caso di ricordare che si trattava di persone non trasportabili che sarebbero morte di inedia, qualora fossero state lasciate nei nosocomi.

In conclusione: che il Criminale Lombardo spacci queste porcherie antistoriche attraverso le sue innumerevoli schifezze editoriali sta nella logica delle cose; molto meno lo è che un quotidiano sedicente “comunista” lo aiuti nella sua vomitevole propaganda degna del peggiore anticomunismo.

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Contro ogni revisionismo. Per il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo. Per un giornalismo proletario. Viva Marx! Viva Lenin! Viva Mao Tsetung!
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