omicidio colposo? vergogna!

E’ il tardo pomeriggio di martedì ventinove novembre quando il giudice per le udienze preliminari Federica Bompieri comunica la decisione in merito al procedimento che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino ha intentato contro Stephan Schmidheiny – padrone genocida della multinazionale del cemento-amianto Eternit – in merito all’omicidio di 258 persone, uccise nel tempo dall’inalazione di fibre di amianto.

Il pubbico ministero Gianfranco Colace aveva chiesto che l’avvelenatore fosse giudicato per il reato di omicidio volontario: per contro, la Corte ha deciso di derubricare l’accusa ad omicidio colposo, ha dichiarato prescritti un centinaio di casi, ed ha ordinato la trasmissione degli atti dei rimanenti alle Procure di Napoli, Reggio nell’Emilia e Vercelli; soltanto due casi restano a Torino, e per loro il processo comincerà il prossimo mercoledì quattordici giugno.

Chi scrive ha seguito per intero il primo processo (quello per disastro ambientale doloso permanente ed inosservanza delle misure di sicurezza sul luogo di lavoro) e ricorda perfettamente la testimonianza del fratello dell’imputato, Thomas, il quale affermò – nel corso dell’udienza di lunedì cinque luglio 2010 – che “all’inizio degli anni 80 ha cercato di dissuadere il padre dall’usare amianto perché cancerogeno, ma subito dopo ammette che la dismissione dell’amianto era difficile perché non si trovava un materiale alternativo con le stesse proprietà”.

Alla luce di una tale preziosa affermazione, non si comprende davvero come il gup abbia potuto depotenziare il capo di accusa: lorsignori avevano scientemente deciso di continuare ad utilizzare il materiale mortifero, nonostante lo conoscessero perfettamente come tale, perché la ricerca di un’alternativa sarebbe stata eccessivamente onerosa.

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