Il sito internet del Circolo Culturale Proletario di Genova ospita (all’interno della sezione “articoli in evidenza”) l’analisi del voto alle elezioni europee effettuata dalla Direzione Nazionale di Resistenza Popolare, il gruppo – che fa capo ad Alessandro Pascale – da poco fuoriuscito, buon ultimo, dal Partito Comunista guidato da Alberto Lombardo.
Sostanzialmente risulta difficile non concordare con quanto si trova nel pezzo, salvo per un piccolo particolare che, a nostro avviso, dimostra la scarsa conoscenza delle vicende politiche che hanno attraversato formazioni politiche che non siano quella di cui facevano parte in precedenza coloro che hanno dato vita a questa nuova realtà.
L’analisi del voto gauchiste inizia bene: «nell’area della “sinistra radicale” il progetto Pace Terra e Dignità di Santoro conquista 513 mila voti (2,2%), poco più dei 400 mila che avevano votato Unione Popolare nel 2022, anche se il dato non è sovrapponibile».
Peccato che, a seguire, compaia un passaggio che troviamo inaccettabile: «ai quadri e militanti del PRC, che hanno reso possibile il progetto, c’è da chiedere se valesse la pena distruggere Unione Popolare per ottenere un guadagno così scarno».
A questi fini analisti sfugge un dato fondamentale: la fine dell’esperienza di Unione Popolare non l’ha certamente decretata il partito con sede a roma, in via dei Scialoja 3, ma Luigi De Magistris che abbandonò nel marzo scorso il progetto, al quale aderirono – come entità, e non come singoli individui – soltanto Rifondazione e Potere al Popolo.