Presso il teatro all’aperto dei giardini Isola della Gioventù di corso Vittorio Veneto, nel quartiere Fornaci, si tiene – a partire dalle ore 19:00 – un’iniziativa sulla teconologia di quinta generazione, il così detto 5G.
Ad indire la manifestazione – che raccoglie qualche decina di partecipanti – è il collettivo Fuori Controllo, al quale si affiancano lo Spazio di documentazione Il Grimaldello di Genova, ed i militanti alessandrini raccolti attorno alla rivista Seme Anarchico.
Ospite della serata è Matteo, della casa editrice Nautilus Autoproduzioni, curatrice dell’edizione italiana dell’opuscolo “5G mon amour”, scritto da Joel Dellannoy: un romanzo incentrato sulle memorie di un 132enne che nel 2069, sentendo arrivare la fine dei propri giorni, detta le proprie memorie ad un segretario robot.
L’intervento introduttivo, tenuto da un membro dell’organizzazione ospitante, si occupa di spiegare le ragioni della serata per poi criticare un articolo della rivista Altroconsumo che afferma che «non c’è evidenza che il 5G sia nocivo, quindi occorre fare spazio al progresso. In caso contrario saremmo fermi agli anni ’80».
Successivamente la parola passa all’ospite – redattore di Radio Black Out di Torino – che tratteggia il senso che ha questa tecnologia le cui implicazioni «vanno ben oltre la mera velocità di internet e creano tutta una serie di problemi».
Dalla salute umana – minacciata dal massiccio utilizzo di ponti radio e dal conseguente inquinamento elettromagnetico – all’estinzione degli insetti, alla problematica più socialmente preoccupante.
Quella che riguarda il controllo sempre più pervasivo, di tutti gli aspetti della società, da parte degli organi repressivi, nonché la immensa facilitazione nello scambio di informazioni tra le polizie dei vari Stati.