A seguito del mio pezzo sul partito rizziano, è arrivata in redazione una mail di un compagno del Circolo Culturale Proletario di Genova, e la risposta della segreteria provinciale rizziana. Propongo all’attenzione dei lettori ambedue i documenti, in versione integrale e senza ritocchi: faccio solo notare come la risposta dei rizziani si limiti a polemizzare su questioni personali, senza minimamente rispondere alle critiche politiche poste da me e dal compagno Ceccoli, del quale propongo – in conclusione – la risposta alle insinuazioni rizziane. (P.T.)
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la nostra formazione politica è spesso colpita da critiche che, guarda caso, provengono sempre da “realtà pulviscolari” che ci tacciano, senza nemmeno il senso del ridicolo, di essere ora dei rossobruni, ora dei settari nostalgici stalinisti, ora (e la trovata è davvero esilarante) una “miscroscopica realtà piccolo borghese” .
Proprio perché queste voci, poco più che colpi di tosse nella tromba delle scale, non hanno alcun senso del ridicolo, preferiamo spesso sorvolare, per evitare loro una pubblicità che certo non meritano.
Allo stesso modo è evidente che, queste stesse voci –ci riferiamo all’articolo comparso il 24 agosto su un blog a firma di Stefano Ghio – alla fin fine devono avere una risposta, perché la realtà è un dato di fatto incontrovertibile e scrivere inesattezze, oltre che espressione di una certa disonestà intellettuale, significa offendere la dignità di molti compagni seri che militano con costanza.A prescindere dal fatto che taluni passi dell’articolo in questione sono molto significativi sulle intenzioni di Ghio di collaborare con noi (cit: “Proprio su invito del Centro del Partito, nel 2013 sono entrato a far parte di quello che all’epoca si chiamava ancora Comunisti Sinistra Popolare: il tentativo era quello di creare un gruppo di intervento a Genova più numeroso di quello che al momento avesse la mia organizzazione”), intenzioni che, quasi ingenuamente espresse, potrebbero certamente far pensare a un tentativo di entrismo, vogliamo fare un po’ di chiarezza.Al di là delle osservazioni che si possono fare sulle vere e proprie menzogne scritte nell’articolo, come quella di “lavorare al servizio della peggiore borghesia italiana” – se così fosse, non saremmo costantemente in bolletta e non faremmo i salti mortali per tenere in piedi una sede che ci costa la bellezza di 240 euro mensili (eppure dovrebbero essere pochi per dei servi dei borghesi!) – vorremmo chiarire esclusivamente un fatto fondamentale: Stefano Ghio non ha rinnovato la tessera non per propria volontà, ma su espressa richiesta di un dirigente nazionale.
Il comportamento scorretto di Ghio – sul quale non ci interessa soffermarci in questa sede – aveva portato alcuni tra noi a chiamare in causa la commissione di garanzia al fine di richiedere un’espulsione. Pensavamo, così, di motivare formalmente una decisione tanto grave, in modo da poter evitare ciò che oggi, puntualmente, accade: un atto di “amicizia” manipolato si trasforma nella decisione autonoma di chi, come Ghio, almeno in quel momento non sarebbe mai uscito dalla nostra organizzazione. Allora, però, si è pensato, anche per la conoscenza di lunga data che ci lega al suddetto personaggio, di non intervenire così duramente, di evitare l’espulsione e di chiedere informalmente a Ghio di non iscriversi più. Evidentemente abbiamo sbagliato.
Questa è la verità che Ghio edulcora facendola passare per un atto della propria volontà. Prodigi della mente umana e di una penna che, più che “tagliente”, appare creativa oltre che incosciente.
Questa, evidentemente, è la correttezza che alcuni “compagni” ritengono di tenere nei confronti degli altri.
Non dimentichiamo, infine, di citare tra questi Silvano Ceccoli, al quale chiediamo in tutta onestà lumi su come andare oltre “la mera testimonianza ideologica” visto che è l’unica cosa che fa durante la sua attività di grande rivoluzionario.
Potremmo andare oltre e chiedere al compagno Ceccoli se aver collaborato al suo successo elettorale durante le amministrative provinciali del 2008 (questa certamente sarebbe da considerarsi un’attività borghese, se non fosse esercitata secondo l’analisi leniniana del significato delle elezioni per i comunisti) ed essersi costantemente messi a sua disposizione per aiutarlo durante le sue iniziative elettorali in valle (fallimentari non per colpa nostra), siano attività da considerarsi “mera testimonianza ideologica”. Vorremmo anche chiedergli se averlo sostenuto nella riuscita di un’importante, recente manifestazione culturale su Buranello – infattibile senza l’aiuto fattivo di questo “gruppo di nostalgici” – sia da considerarsi “mera testimonianza ideologica”. A questo proposito va detto che, proprio in questa occasione, il suddetto gruppo di nostalgici si è fatto scippare dal Ceccoli, tutto attento alla riuscita della
manifestazione e al successo personale (quanto contano i dieci minuti di popolarità!), la paternità dell’evento. Eppure siamo noi i “piccolo-borghesi”!
E’ questa la coerenza di chi si dice marxista-leninista, ma, alla fine, si dimostra ben poco incline a quella collaborazione fondamento di una vera organizzazione comunista?
Ci fermiamo qui. Si sappia che ne avremmo tante altre da dire, ma taciamo per buon gusto e perché, alla fine, queste polemiche da osteria le lasciamo agli altri. Sappiamo che questi due personaggi continueranno nelle loro periodiche manifestazioni critiche nei nostri confronti, occulte e manifeste. Nessun problema: finché a criticarci saranno loro, lo riterremo motivo di vanto.
La segreteria provinciale del Partito comunista
Il Comitato provinciale di CSP-Partito comunista
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